Benvenuti a “La Strada di Mattoni Gialli,” il podcast che trasforma la tranquilla biblioteca di Monselice in un vivace salotto letterario! Qui, il nostro gruppo di lettura si diverte a smontare e rimontare libri con l’abilità di un bambino con i LEGO e l’entusiasmo di un detective alla prima caccia al tesoro. Preparatevi a sentire recensioni ironiche, commenti scanzonati e, perché no, qualche battibecco amichevole. Mettetevi comodi, alzate il volume e unitevi a noi in questo viaggio tra le pagine!

Il libro di oggi: “Il Racconto dell’Ancella” di Margaret Atwood

Io sono Simona e oggi parleremo di “Il Racconto dell’Ancella” di Margaret Atwood, un romanzo che, a distanza di quasi 40 anni dalla sua pubblicazione, continua a farci riflettere su temi molto attuali. Pubblicato nel 1985, il libro racconta una storia distopica che ci immerge in un futuro cupo, dove le donne sono ridotte a strumenti per la riproduzione e prive di ogni libertà.

Un contesto storico ricco di cambiamenti

Siamo nel 1985. L’Italia ha iniziato l’anno con una nevicata record, mentre la musica di Madonna ci fa ballare con “Like a Virgin”. A livello politico, Gorbachev viene eletto in Unione Sovietica, e la Guerra Fredda sembra finalmente sul punto di raffreddarsi. Ma non è solo la politica a essere sotto i riflettori. In quegli anni, gli attivisti per i diritti delle donne e per la difesa dell’ambiente stanno facendo sentire la loro voce. Ed è proprio in questo contesto che Atwood scrive il suo romanzo, influenzata dalle ansie e dalle paure del suo tempo.

La società di Gilead: una distopia inquietante

In “Il Racconto dell’Ancella”, ci troviamo a Gilead, un luogo dove le donne sono ridotte a mere “proprietà” e dove ogni ruolo ha una funzione ben precisa. Le donne non possono lavorare, non possono amare chi vogliono e nemmeno leggere. Se infrangono le regole, non ci sono scappatoie. Ogni “ancella” è assegnata a un uomo per generare figli sani, mentre altre figure femminili come le Mogli e le Zie svolgono funzioni di comando o controllo.

Difred: la protagonista in lotta per la libertà

La nostra protagonista, l’Ancella Difred (che significa “proprietà del comandante Fred”), ci accompagna in un viaggio di sopravvivenza in questo sistema crudele. La sua motivazione principale è il desiderio di ritrovare la figlia e di riuscire a fuggire grazie all’organizzazione paramilitare Mayday. Nonostante le costrizioni, Difred mantiene una straordinaria resilienza, spesso espressa tramite una voce interiore ironica e cinica, che ci fa sentire vicini ai suoi pensieri e alle sue speranze.

Le emozioni dei lettori e la riflessione sui temi principali

Il libro ha suscitato in noi lettori un forte senso di straniamento, accompagnato da angoscia e inquietudine. Parole chiave come “fuga”, “nascosto”, “rifugio” e la costante sensazione di prigionia sono ricorrenti. Ma è proprio attraverso questi temi che Atwood ci invita a riflettere sulla libertà e sulla resistenza, anche nei luoghi più oscuri.

Un romanzo che non si dimentica

“Il Racconto dell’Ancella” è un libro che lascia un’impronta profonda e inquietante. Atwood, con una scrittura incisiva e potente, riesce a trasmettere un senso di angoscia costante, ma allo stesso tempo ci invita a non perdere mai la speranza. È una lettura che colpisce e che continua a risuonare nella mente del lettore molto tempo dopo aver girato l’ultima pagina.

Conclusione: Leggi “Il Racconto dell’Ancella”

Per oggi è tutto! Speriamo di avervi fatto venire la voglia di leggere (o rileggere) questo libro straordinario! Non dimenticate di farci sapere cosa ne pensate e se vi ha suscitato le stesse emozioni che ha suscitato a noi. Alla prossima puntata!


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