Ciao a tutti e benvenuti a “La Strada di Mattoni Gialli”, il podcast che trasforma la tranquilla biblioteca di Monselice in un vivace salotto letterario! Qui, il nostro gruppo di lettura si diverte a smontare e rimontare libri con l’abilità di un bambino con i LEGO e l’entusiasmo di un detective alla prima caccia al tesoro. Preparatevi a sentire recensioni ironiche, commenti scanzonati e, perché no, qualche battibecco amichevole. Mettetevi comodi, alzate il volume e unitevi a noi in questo viaggio tra le pagine!
Io sono Marina e il libro di oggi è: Stabat Mater di Tiziano Scarpa.
Introduzione al libro e ai temi principali
Il nostro incontro di stasera è stato come un buon bicchiere di vino rosso: ricco, intenso e con qualche sapore che ti fa alzare un sopracciglio. Siamo cresciuti un po’ di più come lettori, come gruppo, e forse anche come esseri umani. E tutto questo grazie a un libro che, nonostante la sua brevità, ha scatenato un tornado di emozioni.
Parliamo delle parole chiave che hanno fatto risuonare le corde dei nostri cuori: abbandono, senso di colpa, tormento, buio, smarrimento, rifugio, dissolvenza, ricerca, evoluzione – rinascita, preghiera, parossistica, nero.
Sembra la lista della spesa di un poeta depresso, vero? Ma sono proprio queste parole che ci hanno permesso di scavare nel profondo della storia di Cecilia.
Il viaggio emotivo di Cecilia
Cecilia, la nostra protagonista, si sente abbandonata e schiacciata dal senso di colpa. E chi non si è mai sentito così almeno una volta? Magari solo quando hai dimenticato di chiudere la porta del frigo, ma ci siamo capiti. Tormentata dalla mancanza della madre, vive nel buio, smarrita. È in cerca di un rifugio, e lo trova in un modo un po’ particolare… avete mai pensato di abbracciare un muro caldo? No? Beh, Cecilia sì, e non possiamo darle torto.
Dissolvenza e ricerca di sé
Abbiamo parlato di dissolvenza, quella sensazione di svanire un po’ alla volta, e di come Cecilia si impegna in una continua ricerca di sé stessa. Questo viaggio dall’oscurità alla luce, dalla confusione alla chiarezza, è una delle immagini più potenti del libro.
La musica come rifugio e strumento narrativo
E poi c’è la musica. Ah, la musica! Per Cecilia, è molto più che note su un pentagramma. È il collante che riempie i vuoti della sua esistenza, la sua preghiera parossistica, quasi ossessiva. Ed è proprio qui che Vivaldi entra in scena. Ora, parliamoci chiaro: alcuni di noi hanno trovato Vivaldi un po’… come dire… inutile? Strumentale, solo un mezzo per portare avanti la storia di Cecilia. E sì, a tratti lento, faticoso, quasi ostico come un compito di matematica.
Opinioni contrastanti sul finale
E che dire del finale? Alcuni di noi lo hanno trovato frettoloso, come se Scarpa avesse fretta di finire il libro per andare a cena. Ma forse è proprio questo il punto: il senso di sfinimento che prova Cecilia alla fine del suo viaggio è stato sentito anche da noi lettori. E che liberazione quando abbiamo chiuso il libro!
Per molti è stata un’esperienza di rinascita, quasi come se fossimo risorti dalle ceneri delle pagine di “Stabat Mater”. Altri, invece, avrebbero preferito restare nel buio, lontani da tutta questa sofferenza. E va bene così. Un buon 30% di noi ha dichiarato di non averlo sopportato. Ma sapete una cosa? Anche questo fa parte della bellezza della lettura.
Immagini potenti dal libro
Abbiamo tratto immagini bellissime, come il muro caldo che diventa rifugio, il viaggio dal buio alla luce, e la figura della madre che rappresenta l’inizio e la fine. E poi c’è Cecilia, nel mezzo, alla ricerca della sua identità, con la musica che copre i vuoti della sua esistenza. Un’immagine poetica, no?
Il parere di Michele
Ascoltiamo il parere di Michele:
Stabat Mater di Tiziano Scarpa è un’opera che vibra di intensità emotiva, un viaggio nel cuore della solitudine e del desiderio di connessione. Attraverso una prosa poetica e avvolgente, Scarpa ci immerge in un mondo fatto di silenzi e di musica, dove il suono degli strumenti diventa l’unico linguaggio capace di esprimere ciò che le parole non riescono a dire. La protagonista, una giovane musicista, ci trascina nel suo universo interiore con una forza che è difficile ignorare. La narrazione è un crescendo di tensione e bellezza, un inno alla vita e alla capacità di resistere nonostante tutto. Stabat Mater non è solo un libro da leggere, ma un’esperienza da vivere, un dialogo tra l’anima del lettore e quella della protagonista, che lascia un segno profondo e indelebile. Scarpa riesce a dare voce al silenzio, e nel farlo, ci offre una storia che parla direttamente al cuore.
Conclusione e riflessioni finali
Quindi, amici lettori, “Stabat Mater” di Tiziano Scarpa è stato un viaggio intenso, difficile, ma anche profondamente significativo. E mentre ci avviamo verso la fine di questo episodio, vogliamo lasciarvi con una riflessione: anche nei momenti più bui, possiamo trovare la nostra musica. E chissà, magari abbracciare un muro caldo non è poi così male.
Ascolta l’episodio e lasciati coinvolgere dalle nostre riflessioni su “Stabat Mater” di Tiziano Scarpa. Partecipa alla discussione nei commenti!